La vernice fotocatalitica e l’azione “mangia smog” delle barriere New Jersey

Smog, inquinamento e polveri sottili riempiono le nostre città da qualche decennio ormai. Negli ultimi anni, la maggior parte delle aziende pone moltissima attenzione alla riduzione dell’utilizzo di sostanze nocive. In ambito bio-edilizio, ad esempio, è stata introdotta la vernice fotocatalitica, pittura antinquinamento che rendono la superfice disinquinante.

Gli inquinanti a cui siamo continuamente esposti accorciano la nostra vita di almeno 10 mesi e ogni anno in Italia circa 30 mila decessi sono causati dall’inquinamento atmosferico. Questi i dati che emergono dal progetto VIIAS – Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute – del Ministero della Salute. Proprio per questo è importante utilizzare prodotti sicuri e sostenibili.

Un esempio è la vernice fotocatalitica, appunto, che crea un micro-rivestimento sulle superfici in grado di sfruttare la luce naturale e fungono anche da battericidi e fungicidi.

La vernice fotocatalitica, unica nel suo genere, è composta da biossido di titanio. In pratica, quando esposta alla luce dei raggi UV, abbatte gli agenti inquinanti presenti nell’ambiente. Scopriamo insieme come funziona.

La vernice fotocatalitica e l’azione “mangia smog” delle barriere New Jersey

Qual è l’azione della vernice fotocatalitica?

La fotocatalisi è un fenomeno naturale in cui i raggi UV diventano attivatori del processo di ossidazione che, in presenza di aria e luce, porta alla decomposizione delle sostanze organiche ed inorganiche (assimilabili a tutte le polveri sottili – PM10), dei microbi, degli ossidi di azoto, degli aromatici policondensati, del benzene, dell’anidride solforosa, del monossido di carbonio, della formaldeide, dell’acetaldeide, del metanolo, dell’etanolo, del benzene, dell’etilbenzene, del mexilene, del monossido e del biossido di azoto che entrano a contatto con tali superfici.

La fotocatalisi imita la fotosintesi clorofilliana nel trasformare le sostanze ritenute dannose per l’uomo. Il processo chimico alla base è infatti una ossidazione che si avvia grazie all’azione combinata della luce (solare o artificiale) e dell’aria.

Le sostanze inquinanti e tossiche vengono trasformate in nitrati di sodio (NaNO3), carbonati di sodio (Ca(NO3))2 e calcare (CaCo3), innocui. Il risultato è una sensibile riduzione degli inquinanti tossici prodotti dalle automobili, dalle fabbriche, dal riscaldamento domestico e da altre fonti.

La vernice fotocatalitica è, inoltre, traspirante, ignifuga, minimizza il rischio di proliferazione di batteri e microrganismi, contrasto cattivi odori e fumi.

La fotocatalisi sta assumendo un ruolo sempre più importante nei processi biologici e nelle attività di controllo ambientali. La necessità di migliorare la qualità della vita, spinge a pensare ad un uso eco-compatibile della luce e del sole ed in questo contesto la fotochimica applicata ai materiali di costruzione potrebbe diventare parte integrante della strategia volta a ridurre l’inquinamento ambientale attraverso l’uso di materiali di costruzione che contengono fotocatalizzatori.

Le vernici fotocatalitiche sono in grado di purificare l’aria dagli inquinamenti atmosferici e, a tal proposito, vengono spesso chiamate “vernici mangia smog”. Sfruttando il processo fotocatalitico delle nanoparticelle di biossido di titanio, scatenano una serie di reazioni fotochimiche che vanno a scomporre le sostanze organiche e parti di quelle organiche presenti nell’atmosfera.

Quando una particella di inquinante entra in contatto con il biossido di titanio, viene decomposta e trasformata in anidride carbonica, azoto e qualche sale ossia sostanze innocue e dilavabili dalla pioggia.

Quando scegliere la vernice fotocatalitica?

La vernice fotocatalitica, essendo idrorepellente e incolume ad agenti esterni, risulta un prodotto duraturo e resistente e proprio per questo motivo può essere impiegata in esterno.

Secondo quanto riporta il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’applicazione di una vernice fotocatalitica su un metro quadro di superficie riduce del 90% l’inquinamento presente in 80m3 di aria, in un’ora:

“… una superficie attiva di un metro quadrato potrebbe riuscire a depurare al 90% un metro cubo di aria in 45 secondi.

Oppure, 1 Km2 di superficie attiva potrebbe muovere dall’atmosfera ben 32 Tonnellate di inquinante per anno. Si tratta di una potenza depurativa molto significativa sotteso che nel corso di un’ora tale depurazione può

essere estesa a 3600/45 = 80 m3, ossia un metro quadrato di superficie attiva rimuove il 90%

dell’inquinamento contenuto in 80 m3 di aria in appena 1 ora… Da questa constatazione nasce l’idea di impiegare il rivestimento per mezzo di malte cementizie fotocatalitiche, ossia malte contenenti composti chimici in grado di reagire molto facilmente con alcuni inquinanti causandone la rimozione per assorbimento diretto. Poiché, ad esempio, nell’area omogenea di Milano si stimano ratei di emissione annui di circa 13.000 T/anno (Stima 1998), appare evidente che la disponibilità di superfici con fotocatalizzatori potrebbe determinare condizioni particolarmente favorevoli alla rimozione degli ossidi di azoto fino a livelli compatibili con gli standard di qualità dell’aria.”

La vernice fotocatalitica e l’azione “mangia smog” delle barriere New Jersey

La ricerca europea sulla fotocatalisi

Il programma di ricerca europeo sulla fotocatalisi, iniziato nel 2003, prende il nome di progetto PICADA – Photocatalytic Innovative Converings Application for De-pollution Assesment. Tra le sue finalità, il raggiungimento di una miglior comprensione dei processi di disinquinamento, la valutazione dei costi e longevità dei materiali impiegati, oltre allo sviluppo e alla commercializzazione del prodotto.

L’Unione Europea, già nel 2001, ha riconosciuto l’importanza di questa tecnologia e ha deciso di finanziare un progetto di ricerca coinvolgendo le aziende di quattro paesi membri.

In Italia la ricerca sulla fotocatalisi segue l’esempio giapponese. Nel corso degli ultimi 10 anni, l’interesse scientifico ed ingegneristico è cresciuto esponenzialmente. I prodotti fotocatalitici in grado di abbattere l’inquinamento atmosferico sono rientrati nelle “Linee Guida per l’utilizzo di sistemi innovativi finalizzati alla prevenzione e riduzione dell’inquinamento ambientale” indicate dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio con decreto ministeriale del 1° aprile 2004 in attuazione della legge 16 gennaio 2004 nt. 045.

Barriera New Jersey ad azione ecologica

Tutti gli elementi Tecnotre, a richiesta, possono essere ricoperti da un “rivestimento protettivo trasparente antinquinamento e antibatterico al biossido di Titanio”.

Applicando sui prodotti uno spessore di vernice fotocatalitica, la dispersione di particelle di biossido di Titanio all’interno del rivestimento protettivo, associata ai raggi UV solari, provoca una forte azione ossidante che trasforma le sostanze inquinanti (benzene, ossidi di Zolfo, ossidi di Azoto, ecc.) in elementi non nocivi (solfato di Calcio, nitrato di Calcio, ecc.). Si ottiene così l’eliminazione dello smog e la superficie permanentemente pulita. La durata nel tempo dell’attività fotocatalitica è teoricamente infinita, stante le caratteristiche intrinseche della vernice.

Il  Consiglio  Nazionale  delle  Ricerche  (CNR),  in  una  relazione  tecnica  dal  titolo  “Malte  cementizie  fotocatalizzate  per  la  riduzione  dell’inquinamento  atmosferico”  fornisce  una  stima  delle  quantità  di  sostanze  inquinanti  che  una  superficie fotocatalitica è in grado di trasformare, partendo dalla quantità depositata fino alla riduzione per effetto della reazione stessa: “…una superficie attiva di un metro quadrato  potrebbe  riuscire  a  depurare  al  90%  un  metro  cubo di aria in 45 secondi. Oppure, 1 Km² di superficie attiva potrebbe muovere dall’atmosfera ben 32 tonnellate di inquinante per anno. Si tratta di una potenza depurativa molto significativa sotteso che nel corso di un’ora tale depurazione può es-sere estesa a 3600/45 = 80 m³, ossia un metro quadrato di superficie attiva rimuove il 90% dell’inquinamento con-tenuto in 80 m³ di aria in appena 1 ora…”. Le barriere NEWJERSEY hanno superfici che variano da 1 a 3 mq/mc.

TECNOTRE S.r.l. da più di 30 anni è molto attenta all’impronta ambientale e nell’ottica del rispetto dell’ambiente ha ottenuto la certificazione ambientale UNI EN ISO 14001:2015 nel 2005.

Successivamente l’azienda ha certificato anche i prodotti eseguendo prove sulla miscela di calcestruzzo e confermando l’utilizzo di vernici all’acqua prive di solventi. Scopri tutte le altre certificazioni aziendalicontattaci per qualsiasi informazione, ti offriamo le migliori soluzioni per i tuoi spazi e per l’arredo urbano.

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